Gli effetti biologici dell’agopuntura secondo la medicina occidentale

Gli effetti biologici dell’agopuntura secondo la medicina occidentale

Introduzione

L’agopuntura è un’antica metodica che fa parte della medicina tradizionale cinese, ormai attualmente in uso nei nostri ambulatori e noi nostri ospedali. Dal punto di vista metodologico e linguistico è molto difficile spiegare i meccanismi di azione dell’agopuntura secondo la medicina occidentale proprio per le enormi diversità esistenti tra le due medicine.  In questo breve articolo cercheremo di comprendere i meccanismi biologici dell’agopuntura in un’ottica occidentale analizzando i primi studi occidentali pubblicati in letteratura che hanno permesso la diffusione di questa metodologia in un’ottica di integrazione e di nuova possibilità terapeutica per i pazienti.

L’agopuntura è un antico sistema terapeutico che rientra nella medicina tradizionale cinese. Consiste nella stimolazione degli agopunti situati sulla superficie cutanea attraverso l’utilizzo di aghi sottilissimi sterili e monouso che determinano la liberazione di endorfine e neurormoni capaci di rilassare, disinfiammare, e decontratturare il corpo. Mira a riequilibrare le nostre energie, i nostri ritmi biologici, il sistema immunitario, gli ormoni, i liquidi corporei e il sistema nervoso. Rientra nelle medicine complementari, riconosciuta dall’OMS per alcune specifiche patologie.

Negli ultimi quaranta anni la società scientifica occidentale ha preso in esame il ruolo della medicina cinese per varie patologie ammettendo notevoli problematiche metodologiche e culturali quando si vuole verificare la validità scientifica di una medicina (quella tradizionale cinese) con gli strumenti di un’altra (EBM occidentale).

Tralasciando la parte più affascinante della medicina cinese che vede l’uomo come un’unità mente corpo e anima e garantendo una visione olistica del paziente, cercheremo di analizzare gli effetti biologici prendendo spunto da importanti lavori di revisione scientifica effettuata dal dott. Cracolici e dott.ssa Riviello, punti di riferimento nazionali ed internazionali nell’ambito della medicina tradizionale cinese.

Oggi le più importanti società scientifiche (OMS, NIH, FDA) riconoscono all’agopuntura i seguenti effetti terapeutici: effetto antalgico-analgesico (1967), effetto immunomodulatore (1975), effetto di regolazione neuroumorale ( 1979),effetto antispastico ( 1980),effetto trofico e vasomodulatore (1980) ed effetto ansiolitico e antidepressivo (1994).

I primi studi riguardo l’effetto analgesico e antalgico dell’agopuntura risalgono agli anni Settanta, nel corso dei quali fu dimostrato come l’agopuntura provocasse un effetto di inibizione a livello delle radici intermedie laterali del midollo. (1)

Le vie coinvolte nell’effetto antalgico ed analgesico riguardano sia la via afferente che quelle efferente. La via afferente origina dal punto di agopuntura tramite la stimolazione recettoriale e arriva al nucleo reticolare paragigantocellulare e il nucleo del rafe magno ed ulteriori studi dimostrano che la stimolazione degli agopunti sviluppa potenziali di azione nel nucleo grigio periacqueduttale (PAG) (2). La via principale originata dal PAG raggiunge l’ipofisi, che secerne le beta-endorfine, stimolando il nucleo arquato posteriore. La via efferente invece termina a livello del midollo spinale, dove, tramite le sinapsi inibitorie un interneurone controlla la trasmissione del messaggio dolorifico al cervello.

I principali neuromediatori dell’analgesia da agopuntura sono le endorfine, le encefaline e le dimorfine. E’ stato dimostrato infatti, che l’agopuntura modula l’afferenza dolorifica tramite la produzione di oppioidi endogeni a tre livelli: spinale (tramite le encefaline e le dinorfine), mesencefalico (tramite le encefaline) e ipotalamico e ipofisario tramite le betaendorfine.

A questo proposito viene citato il lavoro di Mayer et al che per primo ha evidenziato come l’analgesia da agopuntura fosse antagonizzata dal naloxone (un antagonista selettivo degli oppioidi) dimostrando indirettamente il ruolo delle endorfine. (3)

Effetto immunomodulante dell’agopuntura risulta noto fin dal 1975 quando fu dimostrato come l’impiego di due punti (I4 e ST36) fosse in grado di aumentare i linfociti T-helper e T-citotossici mentre altri punti non mostravano alcun effetto. Altri studi hanno dimostrato che anche l’utilizzo della moxa (Artemisia) determina un ritorno alla normalità delle varie popolazioni linfocitarie in pazienti neoplastici immunodepressi sottoposti a radioterapia, mentre altri studi hanno dimostrato un incremento dei livelli di immunoglobuline, delle agglutinine e delle emolisine circolanti. L’agopuntura avrebbe anche un effetto anti allergico come è stato provato dall’incremento di ACTH endogeno dopo l’applicazione degli agopunti (4).

L’agopuntura inoltre presenta anche un effetto di regolazione neuroumorale. Negli anni settanta in Cina infatti si era verificato un aumento costante dei 17 chetosteroidi e dell’aldosterone nell’urina dopo il trattamento con agopuntura. L’agopuntura presenta infatti un importante ruolo in patologie diverse tra loro (stress, ansia disfunzioni tiroidee) ma accumunate da un sostanziale disequilibrio nel network ormonale circolante. (4)

Inoltre all’agopuntura è stato assegnato un effetto antispastico (5). L’agopuntura innesca riflessi neurovegetativi capaci di determinare il rilassamento sia della muscolatura scheletrica che di quella viscerale e svolge quindi un ruolo importante in tutte le patologie dell’apparato locomotore caratterizzate da sindromi muscolo-algiche associate (fibromialgia, contratture, Ecc..) e nelle patologie dell’apparato digerente (colon irritabile, gastrite, ecc…).

Per quanto non siano presenti studi conclusivi esistono alcune dimostrazioni sul ruolo dell’agopuntura nel modulare il microcircolo periferico permettendo la distribuzione di sangue e linfa e influenzando in modo positivo tutte quelle patologie che riconoscono squilibri idroelettrolitici correlabili a disturbi dell’apparato vascolare (varici linfedemi, cellulite, fragilità capillare ecc.). Il flusso ematico cutaneo, misurato tramite sonda doppler flussimetrica si è rivelato significativamente più elevato in seguito a elettrostimolazione dei punti LI4 e LI10 rispetto al placebo. Niboyet (6) ha messo in rilievo che gli agopunti hanno una resistenza elettrica inferiore rispetto ai punti circostanti dello stesso dermatomero. Sembrerebbe che tali punti corrisponderebbero a specifiche alterazioni anatomiche dell’epidermide, quali modifiche dello spessore del collagene, delle fibre del derma e dei vasi spirali.

Infine tra gli effetti riconosciuti alla pratica dell’agopuntura ritroviamo l’effetto ansiolitico e antidepressivo. Ricerche effettuate durante gli anni settanta hanno dimostrato che l’agopuntura influenza il tracciato EEG determinando un aumento del ritmo alfa. Alcuni studi hanno evidenziato che l’agopuntura è efficace nel trattamento della depressione cronica mentre altri hanno provato che l’effetto calmante e rilassante dell’agopuntura è una conseguenza della sua capacità di alterare i potenziali elettrici cerebrali e la regolazione del metabolismo della serotonina e della noradrenalina, dell’acetilcolina e di altri neurotrasmettitori. (4)

Attualmente la ricerca si sta focalizzando non tanto sui meccanismi fisiopatologici, ma sulla indicazione terapeutica in molte patologie, pur trovando notevoli difficoltà metodologiche in quanto l’agopuntura sham (agopuntura finta) può non essere sempre considerata un placebo reale ed esercitare un bias. Senza nulla togliere alla bellezza del linguaggio quasi filosofico dei testi classici di medicina cinese, credo che sia importante per noi agopuntori attuare uno sforzo comunicativo e diffondere questa potente arma terapeutica attraverso l’EBM al fine di porci in un’ottica di integrazione reale e proficua.